Intervista a Steve Stoll di Giosuè Impellizzeri 22/11/2005

Durante gli anni ’90 ha rappresentato la migliore scuola della techno americana che importava i canoni dalla detroit e dalla chicago-house. E’ Steve Stoll, fondatore della storica Proper Recordings che ha mandato in visibilio i fans per le curiose forme seghettate dei suoi vinili. Autore di una lunga serie di progetti di successo (tra cui Dark Man e il fortunato Blunted Boy Wonder apparso anche sull’inglese NovaMute) e di remix (per artisti di tutto rispetto come Hardfloor, Freddie Fresh, Gary Numan, Access 58, Michael Burkat e Felipe) Steve Stoll è ricordato anche per collaborazioni con personaggi di spicco quali Damon Wild, W.J. Henze e Pete Namlook considerato il ‘mago’ dell’ambient tedesca. L’artista è tornato, giusto da qualche settimana, con un nuovo album intitolato “Exiled” nel quale viene schierato in prima fila un sound lievemente differente dal classico che correva spedito sui binari del minimalismo durante il decennio passato. Attitudini alla musica da home-listenings avvolgono il lavoro che ha già destato particolare attenzione in Germania.

Ciao Steve e benvenuto in Italia. Iniziamo in modo classico parlando del tuo primo avvicinamento alla musica elettronica.
“Ho iniziato ad ascoltare la prima elettronica alla fine degli anni ’70. Il primo live-show al quale assistetti fu quello di Gary Numan che cambiò per sempre, inconsapevolmente, la mia vita. Non credevo ancora alle cose che si potevano fare coi sintetizzatori e per me fu un piccolo shock visto che sino a quel momento avevo studiato solo la batteria. Stava maturando la voglia di andare oltre la musica acustica e così scoprii la grande passione che mi lega tuttora al mondo della musica elettronica”

Te la senti di definire il tuo stile ?
“Potrebbe andare bene la dicitura ‘new-york minimal style’. Dopo un primo momento in cui seguivo con più attenzione l’electro spostai le mie preferenze verso la techno e l’industrial per poi tornare nuovamente sui miei passi”

Durante gli anni ’90 hai fondato la Proper. Quali furono le motivazioni principali che ti spinsero a compiere questo importante passo ?
“Agli inizi degli anni ’90 producevo un numero esagerato di tracce e così l’unica maniera per poterle vedere nei negozi di dischi era quella di pubblicarle autonomamente senza attendere il giudizio delle etichette. Ho sempre odiato attendere i feedbacks degli A&R !! Avevo una visione chiarissima della musica che volevo far uscire e che tra l’altro non era molto in linea coi gusti di quegli anni. Investii un pò di soldi e nacque la Proper. Oggi mi rendo conto di quanto fosse scarsa la dinamica del #001, “The Infinity Circuit”, che vedeva incise tre tracce su un unico lato … questo perchè non potevo permettermi di incidere anche il lato b”

Oggi molti ragazzi s’improvvisano producers utilizzando semplici computers e programmi software. Cosa ne pensi in merito ?
“Sono nato con l’equipment hardware e credo che ancora oggi i migliori suoni vengano fuori da questo tipo di strumenti. Sto cercando di trovare la giusta compressione alternando i suoni degli hardware con quelli dei moderni software ma non ci sono ancora riuscito. Consiglio, a tutti quelli che vogliono lavorare con la musica, di non limitarsi semplicemente ad un computer ma di acquistare qualche macchina analogica: le manopole e i pulsanti danno la possibilità di trasformare il suono a proprio piacimento. E poi, conoscendo bene l’hardware, l’uso del software appare semplificato”

Il tuo nuovo album, uscito da pochissimi giorni, si chiama “Exiled” e riflette un sound lievemente differente da quello che hai proposto negli ultimi anni.
“Il titolo viene dal fatto che un anno fa ho lasciato New York per trasferirmi nel midwest (ora abito tra Chicago e Detroit). Nei primi tempi mi reputavo proprio un esiliato e sentivo di non appartenere a nessuna scena in particolare. Così ho iniziato a comporre musica seguendo solo ed esclusivamente il mio istinto e non lasciandomi influenzare da altre persone. In studio sono stato sempre solo … ecco perchè ho optato per il titolo “Exiled” che mi è sembrato il più appropriato”

In “Exiled” figura il nome di Pete Namlook, lo stesso con quale, un pò di anni fa, fondasti il progetto Hemisphere. Come è nata la vostra collaborazione ?
“Si, ricordo con piacere i primi anni ’90 in cui pianificammo il progetto Hemisphere. E’ proprio in memoria di quei tempi che sono tornato a collaborare con lui per “Exiled” per cui Pete ha curato la masterizzazione, cosa che faceva anche in passato. Lo conobbi nel 1992 a New York durante una conferenza musicale. Instaurammo subito una bellissima amicizia che ci ha portato a collaborare in studio. Entrambi sappiamo cosa può offrire l’altro per il progetto comune”

Sono a conoscenza di altre collaborazioni con personaggi come W.J. Henze (per The Carbon Boys e Two On Acid) e Damon Wild per lo storico Voyager 8. Credi che un giorno potremo ascoltare nuovamente questi progetti ?
“Damon Wild è uno dei miei migliori amici e, giusto qualche tempo fa, parlammo di un possibile ritorno di Voyager 8 che quasi sicuramente tornerà su vinile. In passato ho lavorato anche con Ken Ishii e con Patrick Codneys dei Front 242 col quale realizzai “Gaiden”, lavoro al quale sono molto affezionato visto che proprio Front 242 è stato uno dei gruppi che mi ha fatto avvicinare alla musica elettronica. Quando seppi di poter realizzare un intero album assieme ad uno dei miei eroi stentavo a crederci. Di W.J. Henze invece porto dietro un cattivo ricordo: lo reputo uno ‘squalo’ del business discografico e spero di non incontrarlo più. Mi spiace dire queste cose ma sono abituato ad essere onesto e non posso nascondere i grossi problemi che ho avuto con questo dj tedesco. Vi risparmierò i particolari perchè credo che non sia degno nemmeno di essere menzionato”

In Europa, recentemente, svariate produzioni sono influenzate dall’acid-house. Cosa ne pensi in merito a questa sorta di ‘revival’ ?
“Generalmente i ‘revival’ vengono fuori dalla nostalgia che si prova nei confronti di un genere musicale. Molti anni fa producevo in modo attivissimo pezzi in chiave chicago ma ti confido che non ho nessuna intenzione di tornare su quello stile. Inoltre quando ascolto l’acid (che mi contagiò molti anni fa) provo un senso di noia perchè si tratta di qualcosa già sentito e sperimentato a dovere. Non sono sicuro che il mio pensiero sia positivo … alla fine è sempre questione di gusti”

Hai mai avuto contatti con la scena italiana ? Ti andrebbe di collaborare con qualche producer del mio Paese ?
“Purtroppo no anche perchè non sono mai stato in Italia ma sono interessato a conoscere ogni tipo di scena musicale. Se un giorno si facesse avanti il giusto producer sarei felice di prendere in considerazione la sua proposta. Hai forse qualche nome in mente ?? ;o)”

L’Europa della techno ti piace ? In passato molte delle tue produzioni sono state convogliate su labels del vecchio continente quali Fine Audio Recordings, NovaMute, Compressed, Music Man, Delirium Red ed altre ancora …
“Riassumo tutto in una frase: l’Europa rappresenta in pieno la scena techno mondiale. Non ha eguali”

In America invece ?
“Ah, la situazione si capovolge. Per l’America la techno è come un gioco visto che la grande massa non apprezza questo stile musicale portando ad una forte carenza di cultura. Mi è capitato di incontrare Damon Wild più volte in Europa che a New York dove abbiamo vissuto per tanti anni in case vicinissime. Incredibile ma vero !!”

I files mp3 rappresentano un problema per il business musicale ?
“Prima della nascita dei files mp3 la gente ‘copiava’ la musica sulle cassette illegali. Internet ha rivoluzionato il mondo intero e con esso anche la musica. Ormai molte distribuzioni lavorano maggiormente sui formati digitali che sulle copie su cd e vinile ma ciò non è da considerarsi un ostacolo visto che grazie agli mp3 la musica raggiunge ogni posto del mondo in pochi attimi”

Credi quindi che il vinile sia destinato a sparire ?
“C’è gente che dice ciò già da molti anni ma continua ad esistere quella folta schiera di dj’s che acquistano e lavorano col vinile. E’ simile a quello che accade nel mondo degli strumenti musicali: c’è chi reputa spacciati gli hardware surclassati dai più economici software. Il discorso è vero (in parte) ma non dobbiamo dimenticare tutti quelli che non si accontentano della copia digitale di un disco. Non è giunto ancora il momento di reputare morto il vinile”

Il tuo studio sarà pieno di macchine hardware …
“Si, confermo. Quando uso i miei strumenti hardware mi sento un attore sul set di un film porno. Posso toccare con le mani il suono (come quando tocco una donna !!) per stravolgerlo a mio completo piacimento. Spero che abbiate capito il simpatico paragone ;o)”

Abbiamo finito caro Steve. Ti lascio lo spazio per i saluti.
“So che in Europa mi considerate un americano ma in realtà sono metà italiano anche se nessuno è a conoscenza di ciò. I miei nonni infatti erano emigrati italiani ed anche se la mia famiglia è di New York sento di avere delle forti radici italiane. Amo l’Italia come del resto anche la mia Ducati Monster !! Chow. Steve Stoll”

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