Intervista a Stefano Greppi di Giosuè Impellizzeri 16/01/2006

Inizia a svolgere l’attività del disc jockey nell’ormai lontano 1987, periodo in cui accadevano un mucchio di cose fantastiche e rivoluzionarie tra cui l’avvento della house music. E’ Stefano Greppi, nome noto nell’ambiente italiano per un glorioso passato alle spalle vissuto come resident di importanti clubs (tra cui il Prince di Riccione) e guest di altrettanti come l’UB, Alter Ego, Maneggio, Alien, Underground City, Pascià, Echoes, Peter Pan ed altri ancora. Ma è nel 1999 che Stefano decide di dare una svolta alla sua carriera intraprendendo la professione di produttore discografico. Da semplice amante si trasforma, quasi camaleonticamente, in un vero appassionato di tecnologie audio per la composizione di musica elettronica. E’ questo l’imput che lo porta alla creazione di pezzi come "Back To Love" (firmato come Luxor), "Freedom Is …" e la fortunatissima "Electro Pop" che gli dà la possibilità di oltrepassare le Alpi facendo ingresso (abbastanza trionfale) in charts e compilations di tutto rispetto. E’ proprio "Electro Pop" che manda in estasi il mondo: Sander Kleinenberg la vuole nel suo "Essential Mix", Parks & Wilson in "PW01" ed Anthony Pappa in "Resolution". Non da meno l’inserimento nella celebre "The Sound Of Renaissance" su Renaissance, tributo a tutta la scuola di pensiero progressive-house anglosassone. Lo stile che Greppi ha reso inimitabile lo si potrà presto apprezzare nell’album d’esordio, "Technologies In House Music", atteso sulla sua Screen Recordings.

Ciao Stefano. Hai iniziato a fare il dj nell’87: con quali artisti ti sei avvicinato al mondo della musica ?
"Sono nato nel 1971 e quindi non ho potuto vivere in prima persona il movimento dance degli anni ’70 che reputo veramente creativo. C’erano investimenti, specialmente negli U.S.A., nella produzione di bands che suonavano musica da ballo dal vivo, i primi tagli (editing) coi registratori a bobine, i primi effetti ed in particolare i delay creati dal rientro nel mixer del suono ritardato del Revox. Ricordo che ogni piccola scoperta rappresentava un traguardo enorme per me. In seguito ho cercato di imparare tutto ciò che avevo perso di quegli anni. Il vero amore di quel periodo, parliamo del 1987, era per le bands che producevano musica con le prime tecnologie. C’erano tanti nomi tra i quali ricordo Kraftwerk, Depeche Mode e Frankie Goes To Hollywood. Ero un ragazzo molto timido, sentivo fortemente l’amore per la musica dentro di me e quando vidi il primo dj mi innamorai di questo mondo e non ne potei più fare a meno. Ricordo anche gli ascolti di brani che mi affascinavano e mi mettevo a piangere, ridere, urlare … pensa che avvertivo i brividi per i geniali arrangiamenti"

Hai vissuto in prima persona il periodo in cui esplose l’house music. Cosa c’era di prezioso in quegli anni che ora è sparito dalla club-scene ?
"Era tutto prezioso. Scambiare quattro parole con altri dj’s era costruttivo e divertente, le macchine per produrre house music non erano alla portata di tutti, appena c’erano nuove cose tutti impazzivano e non potevano farle mancare nelle valigie. Molti dischi erano rari e, non esistendo musica su internet, molti facevano viaggi nelle città europee (come Londra e Berlino) e addirittura New York per comprare i vinili. Ma soprattutto c’era una sana voglia di divertirsi e tanti sorrisi. Allora i dj’s che lavoravano per la ricerca musicale erano i più richiesti. Oggi invece è tutto completamente ribaltato, distorto. A parte pochissimi che fanno il loro lavoro con passione, noto molta invidia; i dj’s che suonano da tanto tempo fanno di tutto (anche le più grandi meschinità) per non far affiorare nuovi talenti perchè hanno paura di perdere il posto. I ragazzi che ora hanno 4 cd’s di musica scaricata illegalmente credono di conoscere tutto della musica ma in realtà non si rendono nemmeno conto di essere loro ad aver distrutto o compromesso un movimento creativo che coinvolge persone (artisti) che hanno investito soldi, tempo e passione per creare musica di qualita’"

Dovendo descrivere la tua musica ad un ascoltatore che non ti conosce affatto, quali parole adopereresti ?
"E’ molto difficile definire la musica che produco e propongo: viene da una mia visione di emozione, quella creata dal suono che si propaga nello spazio di un club e viene recepito dal pubblico. Partecipando alle mie serate si potrebbe capire meglio di cosa sto parlando. E’ riduttivo esprimere con parole dei sentimenti: mi ritengo un ricercatore di nuovi suoni nell’ambito dance e cerco di proporli a tutti, sia con le mie produzioni, sia coi dischi che suono nei clubs. Ho deciso di essere una brava persona nella vita e ho ricevuto in cambio la facilità di trasmettere amore e musica a chi mi sta ad ascoltare. E’ bellissimo e per niente al mondo accetterò compromessi malvagi che mi possano far perdere questa specie di ‘magia’ "

Qualche anno addietro hai fondato la Screen Recordings: quali sono stati i motivi che ti hanno portato a creare una piattaforma musicale personale ? Parlaci della filosofia della tua label.
"Per molti anni affidavo le mie produzioni ad altre labels che ritenevo vicine al mio modo di pensare ma poi ho sentito fortemente la voglia di creare una cosa mia, nata dalla costante associazione tra musica ed immagine che mi ha portato via tanto tempo e soldi. Comunque, alla luce dei fatti, sono veramente contento di aver creato non solo una label ma un movimento di ragazzi che si riconoscono nella libertà della musica che ascoltano. Cerco di scegliere per Screen brani che possano rimanere nel tempo sia per emozione che per creatività. Non abbiamo seguito la moda ma molte volte l’abbiamo creata. Oggi grazie a Screen ho conosciuto tante persone che hanno questo amore per la musica e sono contento che sia proprio la label a tenerci uniti"

Hai iniziato a produrre musica soltanto nel 1999: a cosa si deve il passo da dj a producer discografico ?
"Negli anni precedenti al 1999 ho avuto l’opportunità di girare l’Italia intera e proporre musica come dj. Sono stato resident per anni in alcuni locali a Riccione e mi divertivo molto. C’è stato però un momento in cui sono stato male interiormente per colpa di alcuni dj’s (che tuttora suonano a Riccione e che hanno fatto tanti soldi in questi anni con le loro serate) e pr. Mi ritrovai tagliato fuori e mi accorsi di avere molte possibilità in meno per suonare. Caddi nella prima mia grande depressione con il mondo esterno e pensai ad un modo per poter esprimere me stesso senza che quattro dj’s ed organizzatori avessero il potere di annullarmi dall’universo musicale. Decisi così di produrre musica cioè esteriorizzare tutto quello che avevo dentro. Non a caso ne nacquero grandi hits nell’ambito underground tra cui "Freedom Is.." ed "Electro Pop". Grazie a ciò ho ritrovato la fiducia in me stesso e la voglia di continuare. A questo punto non esistevano più confini visto che i miei dischi erano suonati in tutto il mondo. Iniziai a conoscere ragazzi di tutto il pianeta che erano vicini a me per la mia musica … si trattò di emozioni indimenticabili. Avevo ormai annullato quegli imbecilli che avevano cercato di fermare la mia libera strada professionale ed ebbi la certezza che la musica riesce a far accadere cose straordinarie"

Il 2006 ci riserva una gradita sorpresa ovvero "Technologies In House Music", il tuo primo album. Parlacene partendo dalla scelta di un titolo così esplicativo.
"Dal ’99 ad oggi ho cambiato profondamente la mia vita. Mi sono chiuso per anni in studio, ho conosciuto meglio me stesso, ho prodotto tante versioni senza copiare e creando un mio stile. Ho approfondito la conoscenza del suono, la padronanza di produrre con strumenti elettronici ciò che sento dentro. Ora ho deciso di raccogliere i maggiori lavori in un unico cd affinchè esista fisicamente nelle case e nelle valigie di chi mi vuole bene. "Technologies In House Music" perchè voglio che questo primo album sia solo un punto di inizio di un’esplorazione molto approfondita nella musica senza confini. Si comincia dall’uso di sofisticate technologie all’interno del mio modo di vedere l’house music"

L’ultimo periodo vede una forte coesione tra house e techno, due stili per anni tenuti lontani l’uno dall’altro. E’ l’house che si è avvicinata alla techno o viceversa ? E che fine farà la house americana che trae linfa vitale dal soul ?
"Tutto si trasforma. Le innovazioni di questi anni sono dovute a grandi persone che hanno avuto il coraggio di cambiare anche pochissimo nel breve periodo e che hanno poi influenzato intere generazioni di producers. Era inevitabile che ci fosse un incontro tra vari generi musicali. Così facendo aumentano le commistioni tra culture, vibes differenti, si incontrano persone con attinenze estremamente diverse creando suoni unici. E’ giusto che almeno la musica rimanga libera in questo mondo pieno di limitazioni. Anche il soul avrà una grande evoluzione nel futuro se i musicisti produrranno qualita’"

Cosa pensi dell’attuale scena musicale italiana ? Cosa manca allo stivale tricolore per allinearsi a Paesi musicalmente più avanzati quali Inghilterra e Germania ? (non a caso l’headquarter di Screen è a Londra e non in Italia).
"Mi piacciono tanti producers italiani che compongono musica con libertà e passione. Sono molto apprezzati all’estero ma purtroppo in Italia non esiste un’adeguata informazione e cultura che possa soddisfare il loro duro lavoro. Penso che ci vorranno ancora tanti anni affinchè l’Italia si possa allineare a Paesi come la Germania e l’Inghilterra. Lo potremo fare solo se molti producers smetteranno di copiare e al contrario inizieranno a tirar fuori la loro creatività senza considerare la moda ‘italiana’ del momento. Nei Paesi che hai citato esistono, da anni, movimenti musicali paralleli. Inoltre occorre ricominciare a credere nel club, a fare club e non aspettare che siano le solite persone ad avere il monopolio della creazione e gestione della nostra notte"

Ci sono artisti che, secondo il tuo istinto, stanno lasciando orme nitide nel mondo musicale di oggi ?
"Si, tanti fortunatamente. Citarli tutti sarebbe impossibile. Nonostante la crisi discografica che ha fatto impazzire distributori e negozi, chi crede in quello che fa operando in libertà creativa verrà sicuramente fuori. Del resto la libertà di informazione attraverso internet ci permette di scambiare informazioni senza confini nazionali o precostruiti"

Da circa un anno assistiamo ad una rielaborazione della house music che pare lasciare da parte gli strumenti acustici per tirare in ballo i suoni ruvidi e plastici dei sintetizzatori. Pensi che questa sia la nuova ‘via’ da percorrere oppure, come accade spesso, ci troviamo soltanto di fronte ad una moda sulla quale calerà presto il sipario ?
"La tecnologia ha invaso la nostra vita e sarà sempre vicina a noi come mezzo utilizzabile. La bellezza di uno strumento acustico suonato da un bravo musicista non verrà rimpiazzata dalla tecnologia e viceversa ma coesisteranno creando cose
meravigliose che anni fa era impossibile costruire"

Presto la Screen pubblicherà un progetto completamente digitale (una collection mixata da Onirika): ritieni che il vinile abbia davvero le ore contate ? Sono tanti i dj’s che in consolle hanno sostituito i classici 1200 con ipermoderni cdj …
"Tutti gli strumenti per fare musica sono affascinanti. Chi ritiene che uno o l’altro scomparirà penso stia perdendo il suo tempo. Per comodità molti oggi usano il cdj ma non sanno cosa si perdono toccando un vinile che gira e che produce musica attraverso una puntina. Anche proporre musica attraverso programmi come il Live è affascinante ed il risultato, in termini sonori, è sempre più variegato ed interessante. Sicuramente l’uso dei files digitali ha cambiato il djing. Grazie alla vendita dell’mp3 legale ora molte labels e producers hanno maggiore fiducia nel mercato discografico e potremo ascoltare le realizzazioni meravigliose che sono capaci di creare"

Quali sono gli obiettivi che ti poni di raggiungere nel nuovo anno ?
"Intendo, dopo aver fatto esperienze all’interno del music business creativo, ritornare a produrre musica. Ho tanta voglia di continuare. Grazie alla mia esperienza e alla mia vita un pò ‘pazza’ dedicata interamente alla crescita musicale ed interiore, vorrei sempre più aiutare a far credere in sè stessi coloro che hanno veramente talento ed iniziare a mandare ‘a casa’ chi sfrutta la musica e che ha fatto del male in questo ambiente negli ultimi anni"

Un pezzo nasce o diventa commerciale ?
"In Inghilterra ho conosciuto psicologi che producono musica per il vasto pubblico e che ogni volta producono una hit per la televisione o il grande mercato. In questo caso le note e i suoni nascono già per il commercio. La gente inconsciamente subisce. Amo la musica che racchiude grandi emozioni, ricerca, libertà prodotta da chi sente veramente e che può vendere anche poche copie. La bella musica però, non dimentichiamolo, è in grado di vendere anche tanto e non penso sia un male"

In studio preferisci adoperare i vecchi hardware o i più moderni (ed economici) software ?
"Amo usare differenti tecnologie per ogni produzione realizzata. Ogni strumento vecchio o nuovo ha un suono inconfondibile che può essere utile ad una buona realizzazione"

La chiacchierata volge al termine: rimane il tempo per i saluti.
"Vi ringrazio tantissimo per il supporto. E’ grazie a questo che ho potuto continuare la mia strada. Per favore, non fidatevi di ciò che vi viene propinato ma sappiate decidere sempre e ovunque. Ciao. Stefano Greppi"

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