Intervista a Dapayk di Giosuè Impellizzeri 05/03/2006

Il suo vero nome è Niklas Worgt ma il mondo della musica elettronica lo conosce come Dapayk. Inizia ad armeggiare con dischi e computer nel 1993 ma il successo lo conosce soltanto in questi ultimi anni. Ciò è reso possibile dalla collaborazione (poi rivelatasi ben più che fruttuosa) con la topmodel Eva Padberg con la quale forma il duo Dapayk & Padberg lanciato su un segmento musicale che si distacca nettamente dalla moltitudine delle releases quotidiane. La loro è una house futurista e rumorista, in alcuni punti quasi abstract, dettata dalle cacofonie e dal noize che negli ultimi tempi aveva fatto perdere le sue tracce.Mo’s Ferry è la label di Dapayk grazie alla quale ha potuto mostrare al mondo le sue idee che, nell’arco di un periodo di tempo relativamente breve, sono parse vincenti. Le richieste si susseguono veloci e l’artista finisce nei cataloghi di Orac e Trapez sotto lo pseudonimo di Marek Bois. Poi una serie di remix per artisti come Butane, Nitsch & Gleinser, Malou, Tanaka Hideyuki, Koefer & Strube e il più conosciuto Mathias Schaffhäuser che gli affida la recente hit "Coincidance". Uno stile quasi narrativo quello di Dapayk che vive attualmente una parabola ascendente nel mondo della musica elettronica europea. Incontriamolo.

Ciao Niklas. Quando hai scoperto la musica delle ‘macchine’ ?
"Ciao Giosuè. Credo che tutto sia iniziato intorno ai 13 anni. Un amico mi regalò la copia di una doppia cassetta (eh, i cd non erano ancora molto diffusi !) di musica che chiamava ‘techno house’. Era un genere completamente sconosciuto per me che mi aprì, piuttosto inconsciamente, un nuovo mondo. In quel periodo vivevo in un piccolo paesino e non avevo mai sentito nulla di simile ! Così iniziai a collezionare ogni tipo di cassetta che potesse racchiudere quella musica così strana. Ero l’unico a scuola ad amare quel genere e spesso sentivo dire che la techno non era altro che una musica stupida e priva di senso. La maggior parte dei miei amici infatti erano soliti ascoltare pop o rock"

Quale fu l’artista che ti fece capire che il tuo mondo poteva essere quello della musica ?
"Oooh, sicuramente Milli Vanilli. Avevo solo 11 anni"

Come definiresti il tuo stile musicale ? Personalmente mi piace chiamarlo ‘cacofonic-house’ visti i rumori che abitualmente conficchi nei beats old-school.
"Io la chiamo ‘frickel’, un termine che in lingua tedesca non ha un vero significato ma i suoni secchi ed asciutti che caratterizzano la mia musica sono piuttosto complicati da descrivere a parole"

Mo’s Ferry Productions è la tua label. Perchè hai deciso di fondare un’etichetta discografica ?
"Per un lungo periodo di tempo ho provato, insistentemente, a far uscire i miei pezzi su varie etichette ma nessuno (credimi, nessuno !) aveva voglia (o coraggio) di pubblicarli. Dopo un paio di anni spesi in inutili tentativi avevo intenzione di mostrare a tutti quello che potevo fare con la mia musica. Seguendo il consiglio di un vecchio amico di scuola, Jan Langhammer, iniziai a registrare i miei sets per distribuirli ai promoters dei grossi rave. Da lì le prime apparizioni in pubblico che mi fecero racimolare i soldi necessari per stampare il primo disco. Sin dal principio ho cercato di seguire un sound che racchiudesse l’essenza dell’experimental ma che nel contempo fosse ballabile. L’obiettivo non era quello di creare i classici tools per dj e così è nata una sorta di minimal-techno che contraddistingue da sempre la Mo’s Ferry, lo strumento che mi ha permesso di espormi al grande pubblico"

A cosa stai lavorando in questo periodo ?
"In questi giorni stiamo per pubblicare i remix di "Close Up" di Dapayk & Padberg realizzati da Lump, Someone Else, Falko Brocksieper e Marcel Knopf. Poi, nelle vesti di Marek Bois (lo pseudonimo che mi lega maggiormente alla techno), farò uscire un e.p. su Rrygular, la nuova sublabel della Mo’s ferry. Poi c’è un altro e.p. su Trapez ed un nuovo Dapayk su Karloff previsto per la metà di aprile"

A breve, proprio su Mo’s Ferry, uscirà anche la speciale compilation "Bits To Phono": di cosa si tratta ?
"Qualche tempo fa un noto producer tedesco ha sostenuto che il vinile appartenga all’età dei dinosauri. Credo che un’affermazione del genere sia piuttosto pericolosa soprattutto per le nuove leve che, prendendo le sue parole per oro colato, potrebbero pensare davvero che il vinile sia un supporto per ‘anziani’. Partendo da questo concept abbiamo elaborato il progetto "Bits To Phono", una nuova prospettiva musicale che trae linfa vitale da alcune tracce inizialmente uscite solo su net-labels. Queste ultime, parte fondamentale del futuro nonchè necessarie per l’evoluzione della scena musicale underground, così diventano protagoniste vedendo le loro releases apparire su 12", un formato che non è affatto morto"

Cosa ti porta a questa affermazione ?
"Nell’ultimo anno la crisi del vinile è calata molto e, almeno qui in Germania, sono sorte tantissime nuove labels che producono musica essenzialmente su disco. Questo mi porta a dire che il nostro amato 12" è vivo e vegeto. Generalmente è la gente che usa le nuove tecnologie a sostenere l’esatto contrario ma in fin dei conti la qualità audio che scaturisce da un vinile è sempre migliore rispetto a quella di programmi come Final Scratch o Traktor che invece adoperano l’mp3. I dischi neri sono necessari per un dj !"

Hai mai avuto la possibilità di entrare in contatto con la scena italiana ?
"Non essendo un dj non conosco molto la scena musicale internazionale. Certo, alcuni nomi italiani li conosco (anche perchè tra amici si parla spesso di produzioni italiche) ma non ho mai collezionato dischi. Potrei essere più esauriente se mi chiedessi qualcosa sulla scena tedesca ;o)"

Quali sono le labels che al momento ti stanno incuriosendo maggiormente ?
"Non seguo moltissimo il mercato poichè cerco il più possibile di mantenere il mio stile e seguire il mio percorso. Tra le etichette che mi piacciono maggiormente comunque ci sono la Karloff e l’Orac"

Hai idea di quali possano essere le prossime ramificazioni della dance elettronica ? Si proseguirà su questa strada ‘minimale’ ?
"Al momento molti producers europei si sono accostati al fenomeno ‘minimal’ perchè è un sound facile da creare anche con semplicissimi programmi software e perchè è un trend che fa vendere. Ritengo che il fenomeno si stia commercializzando troppo (come accade spesso in questi casi) e a breve si cercheranno nuove strade per la produzione di un ramo musicale differente. Il minimal rimarrà ancora solo per i clubs"

Se avessi la possibilità di collaborare con un artista per una nuova produzione, chi sceglieresti ?
"Sono un grande fan di Matthew Herbert, colui che pare non conoscere alcuna frontiera. La sua musica mi rilassa ma sinceramente non saprei se una collaborazione di questo genere potrebbe dare buoni risultati. Generalmente in studio mi piace lavorare da solo"

In futuro tornerai a collaborare con Eva Padberg ?
"Si, certamente. Abbiamo già pianificato l’uscita di un nuovo album per il 2007"

Ti sei esibito in moltissimi clubs: dove hai trovato i feedbacks più appaganti ?
"Ci sono stati molti locali che mi hanno lasciato ottimi ricordi ma il migliore rimane a St. Louis, negli Stati Uniti. A due ore di volo da New York ho trovato una situazione incredibile: non credevo che ci fosse così tanta gente che amasse la scena musicale europea ! Andrew Rasse aka Butane organizza mensilmente l’Alphahouse Party: è lui l’unico a suonare questo stile in un raggio di circa 300 chilometri"

Quando sei in studio preferisci adoperare la tecnologia hardware o software ?
"Ho sempre cercato di combinarle. Per molto tempo ho lavorato solo con l’hardware ma poi ho scoperto il Logic e il Reaktor che mi hanno fatto venir la voglia di esplorare anche il mondo dei programmi software. Al momento produco quasi essenzialmente col computer, un mezzo più veloce e che ti permette di fare quello che vuoi senza dover collegare troppi cavi ;o) Dopo la produzione però preferisco realizzare il master con compressori valvolari che rendono il sound più caldo e corposo"

Abbiamo terminato Niklas. Grazie per il tuo tempo.
"Grazie a te Giosuè ! Se siete in un club e la musica s’interrompe per un break, non correte al bar ! ;o) Dapayk"

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