#093 -Gli mp3 sbarcano su vinile con Bits To Phono [19-03-2006]

L’evoluzione della tecnologia applicata al settore musicale ha recentemente portato ad abbandonare supporti classici come il cd e il più ‘anziano’ vinile per programmi che consentono di suonare files mp3. Il dj, in tal maniera, viene investito da un’innovazione inimmaginabile sino a pochi anni fa che lo immerge in una dimensione digitale ed altamente futuristica (c’è chi parla già di dj’s attivi via streaming). Eppure il caro e vecchio vinile continua sia a rappresentare il punto focale di innumerevoli labels indipendenti sparse per il globo ed a interessare non pochi dj’s ancora restii ad un certo tipo di consolle dal fascino moderno. Il vinile quindi non è arcaico o preistorico come invece lo ha definito un noto dj tedesco qualche tempo fa. I formati di compressione si succedono (dal .wav al pratico mp3 sino all’aiff) ma il vinile resta un nodo fondamentale per l’industria discografica di un certo tipo. E’ proprio su questo concept che s’innesta il nuovo progetto della Mo’s Ferry Productions di Dapayk la cui uscita è prevista per il mese di aprile sia su cd che doppio vinile. “Bits To Phono”, questo il titolo, porterà su supporto materiale pezzi inizialmente editi solo in formato digitale da net-labels come Sinergy Network, Textone, Archipel, 1 Bit Wonder, Unfound, Comatronic ed Ageema che rappresentano oggi un più che valido contributo per la creatività musicale. Protagoniste sono tracce come “Sense” di Franco Cinelli, “Bow String” di Ryan Crosson, “Introducing Savya” di Stalker, “Huyndai Strikes Back” di Lump, “Playground” di Tleilaxu, “Salami Tactics” di Joko 13 e “One Day Soon” di Lukas Nystrand & Audrey Jupont. Immancabile la presenza del già citato Dapayk con la liquida “Bionz”. Il package includerà anche uno special mix-cd curato da Marcel Knopf che, oltre a riproporre i pezzi sinora citati, sfodera diversi unreleased come “Mute Solo” di Butane, “Deep And Perfect Morning” di So Inagawa, “Let Me See” di Tanaka Hideyuki, “Minette” dei Mossa, “Jaodermeinoder” di Dapayk, “Sometimes Loyal” di [A]Pendics Shuffle e la sua “Klik Im Kopf”. Lo stile, come tradizione tramanda per Mo’s Ferry, è il micro, rumorista e lanciato verso il confine ideale tra musica dance ed intimista che poi traghetta verso una sorta di nuovo filone che potrebbe prendere il nome di ‘noize-house’. Il vinile così pare essere più vivo che mai.

-Aa.Vv. “Compost Black Label Series Vol. 01” (Compost Black Label): prima antologia su cd per la ‘figlia’ della Compost di Michael Reinboth. Dopo otto releases su 12″ è tempo della raccolta in chiave retro, filone nel quale convergono l’electro, la deep house, la disco, l’electrofunk, il jazz e il samba. Protagonisti sono artisti come Zwicker, Syrup, Trickski, Minus 8, Martin Peter, Julius Kammerl, Lopazz e gli emergenti Keisuke Suzuki e Brahmasonic, talentuose menti di provenienza asiatica. Ottimo per quelli che sbadatamente si sono lasciati sfuggire i vinili.

-Smash Tv “Air/Earth” (BPitch Control): dietro Smash Tv si celano Holger Zilske & Michael Schmidt, menti di una sorta di ‘disordine-ordinato’ che si mantiene intatto anche in quest’ennesima apparizione su BPitch Control. In “Air” è il contrasto tra luci ed ombre a salire su beats seminali mentre nella più electroide “Earth” si assiste ad una riapparizione della Tb-303 con flashes anni ’90. Il ‘disordine ordinato’ continua a dare frutti anche in un periodo in cui tutto pare debba essere ridotto all’osso.

-Atomic Pulse “Direct Source” (YoYo): messo in circolazione da pochissimi giorni, il terzo album degli Atomic Pulse (ovvero Tamir Ozana e Yair Bar-On) marcia a pieno regime sul filone psy-trance, non eccessivamente melodico e sempre scandito da bpm incalzanti (dai 140 ai 145). A “Mateluna”, “Alternative Reality”, “Single Cell” e “Quantum Mechanics” (nelle quali si scorgono punte acid sospese a mezz’aria) seguono le più fragorose “Amino Acid” e “Kuromatic” (realizzate rispettivamente con Cyrus The Virus e Dj Ta-Ka) e la splendida “Noise Freak 2006”, rework ben riuscito di un classico degli anni ’90 firmato dagli Odyssee Of Noises ed estrapolato dal mitico catalogo Eye Q.

-The Magicake “Botoxxx” (Piloft Recordings): inizialmente attivi come Vanity Kills i tre ragazzi del progetto The Magicake sono protagonisti di un full-lenght che dietro l’apparente aria plastificata cela il sogno di un’Italia che vuole decollare e tornare ai fasti di un tempo (l’italo di “Black Leather” è l’emblematico esempio). Il piccante trio italiano si fa autore di una vera antologia che affonda le mani nella creatività degli anni ’80 raccogliendo esempi electroclash, spunti neo-pop e svirgolate techno. Un debutto col botto racchiuso in un dolcetto magico da assaporare lentamente.

-Ether “Intimo Personelles” (Mousikè Lab): un album di tutto rispetto per Andrea Bracali, Francesco Bigazzi ed Andrea Masi che, sin dalla metà degli anni ’90, hanno intrapreso un percorso singolare che vede il maneggiamento della materia elettronica sotto il comun denominatore della sperimentazione. Il trio studia, miscela ed elabora tutte le combinazioni che la musica elettronica di oggi ci propone materializzando scenari che hanno dell’onirico. IDM, minimalismo di matrice teutonica, hip-hop, aperture melodiche, rumorismo estremo, breakbeat reso vivo da taglienti sincopi, microwave, deformazioni digitali, incursioni electro: è questo “Intimo Personelles” fatto da ben 11 tracce che segnano l’arrivo di un pop moderno, poetico e talvolta pittoresco che si potrebbe azzardare nel definire l’I(italian) DM del terzo millennio.

-Polygamy Boys “Metropolis Tango” (Space Factory): dopo un lungo peregrinare che li ha portati su labels di tutto rispetto (da Bunker a GoodLife passando per Gingerbread House, Kommando 6 e Beautycase) il duo (formato dal canadese Michel Morin aka Sneak-Thief e dal tedesco Stephan Busche aka Fancyman) sbarca sull’etichetta di David Carretta. La presenza si piazza, come di consueto, su un mix tra italo-disco e dark-wave, esposto bene in “Firenze” che si avvale del contributo vocale di Sabine Saad. Più buia e tenebrosa “Vivez Sans Peur” e più esposta alla polverosa italo la main “Metropolis Tango”. Analog-synth-disco for your ears.

-Codec & Flexor “Killermachine” (Kitty-Yo): ex-artisti dell’indimenticata Forte (del compianto Christian Morgenstern), Sven ‘Codec’ Zalac e Matthias ‘Flexor’ Freund tornano col secondo album che riscopre i contenuti del precedente “Tubed” (2002) ma non ricreati passivamente. Si batte il piede a tempo di musica con “Do What You Want”, “Nothing To Hide”, “I Want To Give It To You” e “Broke Free” mentre ci si immerge nel post-rock con la spumeggiante “Step By Step”. Poi si scende in territori aciduli con “Welcome” per riemergere in un pop melanconico alla Trevor ‘Playgroup’ Jackson rinchiuso tra le palizzate di “My Arms Are Tired”. Il rock viene vestito da dance (o viceversa ?) per una compensazione vicendevole di stili che non scende mai a banalità.

-Milosh “Meme” (Plug Research): il canadese è rimasto solo e così, a differenza del primo lp, “You Make Me Feel”, col quale celebrava l’amore, ora lascia spazio alla malinconia e al romanticismo. Inizia una nuova vita nella quale campeggia l’immaginario erotico e il ritorno dai vecchi amici d’infanzia con la riscoperta di emozioni adolescenziali. Musicalmente queste emozioni vengono tradotte in electro, funk e tanto pop d’avanguardia. Già, perchè il bravo Milosh non sfugge al modernismo ma non si distacca più di tanto dalla song-structure tipica della canzone. E così Montreal non è più solo la città di Tiga.

-Spy “So Far So Fast” (Youngodds): il giovane dj bolognese si rilancia, a due anni dall’esordio, con un pezzo che ha il sapore dell’electroclash inglese. La parte vocale, affidata anche questa volta all’amico Federico ‘Alar’ Simonazzi, avvicina il tutto al rock mentre la costruzione musicale è piuttosto esemplificata ed enfatizzata da sospiri ebm (“Red Section”, Terence Fixmer, 2002). La dub, sul lato b, si lascia contagiare dal bleepy e da atmosfere buie ed un pò tenebrose a cavallo tra la minimal-techno e la new-house di derivazione teutonica.

-Terence Fixmer “Silence Control” (International Deejay Gigolo): l’eroe di Lille torna col secondo full-lenght su Gigolo nato dalla sinergia tra techno, ebm ed industrial con punte di dark-wave dalla passione analogica. Le 12 tracce spremono bene la techno degli anni ’90 ma nel contempo mi paiono sin troppo influenzate dai suoi lavori trascorsi. E’ come se l’autore ci riproponesse i contenuti del precedente “Muscle Machine” (2001) senza poi sforzarsi troppo nel trovare nuovi moduli compositivi. Quando il transalpino cerca nuove direzioni si perde in sonorità che palesemente non sono sue: è il caso di “Running After Time”, “Inside One” ed “Are You Electric?” nelle quali fanno capolino inserti trance alla VNV Nation e pads che centrano davvero poco con l’ebm. Un elaborato ben realizzato ma privo di quell’inventiva che cinque anni fa aveva proclamato Fixmer come il re della nuova electronic-body-music.

-Giuseppe Ielasi & Howard Stelzer “Night Life” (Korm Plastics): è questo l’ottavo capitolo della Brombron Series partorita dal collettivo olandese Korm Plastics che mira da sempre all’experimental operando in molteplici settori dell’elettronica (dal cinema alla produzione discografica passando per incredibili live-acts). Al banco mixer c’è l’italiano Giuseppe Ielasi e l’americano Howard Stelzer uniti dall’amore per le avanguardie rumoriste di Luigi Russolo assorbite da quattro tracce in cui è proprio il rumore a svolgere il ruolo da protagonista. E’ nell’astrattismo che ha sede la loro ispirazione che porta alla creazione di un vero Intonarumori del terzo millennio.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

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