#218 -Somabeta, piattaforma per giovani talenti

Nonostante il mercato discografico attuale lasci poco margine alla ricerca di nuovi talenti, c’è ancora chi cerca di fare del proprio meglio dando fiducia ai cosiddetti emergenti. E’ il caso della scozzese Soma che, col 2009, inaugura “Somabeta”, progetto interamente dedito alla valorizzazione delle nuove leve tra cui, è risaputo, si potrebbero celare i ‘big’ di domani. In “Somabeta”, la cui uscita è prevista per la fine di gennaio, è racchiusa l’anima della post-techno vista e rivista in molteplici sfaccettature e che parallelamente fa tesoro delle più recenti esperienze vissute dalla label fondata nell’ormai lontano 1991e ricordata, dai più attenti, come la prima a credere nei Daft Punk. Ad animarla nomi nuovi come quello degli argentini Audiofillia o dell’australiano Joe Stawarz ma anche quelli di Sui Generis, Mr Copy, Jandroide, Harvey McKay e dell’italo-americano Let’s Go Outside. Un’importante opportunità quella offerta da una label leader del settore quale Soma ai talentuosi musicisti sparsi per il globo, desiderosi di diffondere il più possibile le proprie fantasie sonore. E in “Somabeta” nulla è lasciato al caso, visto che anche la copertina è opera di un emergente designer indiano, Shweta Malhotra. Largo ai giovani!

-Mr. Pauli “Le Crunch EP” (Moustache): particolarmente attivo negli ultimi mesi, Ingmar Pauli entra nella cerchia artistica della Moustache di David Vunk (dei Pussycat) con un extended play, annunciato in un primo momento come “Biersmijt EP”, perfettamente inscritto in quello stile che gli olandesi hanno edificato in circa un decennio attraverso la riedizione in chiave moderna della polverosa italodisco incrociata a quel che rimane in vita della gloriosa new-wave. La sintesi tra le due scuole di pensiero è racchiusa in “Le Crunch”, dove melodia e ritmo sono perfettamente bilanciati. Ottimo il remix della stessa, realizzato da un altro baluardo della dutch-scene, ossia Alden Tyrell, in questo caso spinto sino ai confini col rock e l’hi-nrg. In linea con ciò che spesso abbiamo potuto ascoltare attraverso Bunker, Viewlexx e Crème Organization (poderosa triade che tiene banco in tutto il mondo con le sue creazioni dallo stile iperpersonale) sono invece “Metalbass”, con una scia melodica lievemente ancestrale, e “Der Alte”, per cui il buon Pauli si diverte con la Tr-808 abbinandola a graffi analogici.

-Various “Epic Disco Vol. 1” (Rollerboys Recordings): per fortuna ci sono ancora delle labels che se ne infischiano dei trends e che preferiscono mantenere integri i propri ideali battendosi con un mercato che, sempre più di frequente, non premia il coraggio di osare. Tra queste la svedese Rollerboys che, quatta quatta, rilascia il suo quinto vinile, per l’occasione dedicato ad un suono definito ‘epic-disco’, nato dalla combinazione tra disco, electro e funk. “Golden Days” di Ilya Santana rappresenta perfettamente tale mix stilistico, strizzando l’occhio (e l’orecchio) più al sound dei 70s che a quello degli 80s. Motorcycle Boy poi, in un acidulo edit a firma Fabrizio Mammarella, macina al suo interno acid e cascate melodiche. Poi c’è Bogdan Irkük aka Bulgari, con un’interpretazione molto dreamy della house di Chicago, ed Ultracity che ne ricalca le orme basandosi quasi per intero sull’uso dell’arpeggiatore. Ideale per chi vive sulla sponda opposta alla minimal-techno tedesca.

-Codec & Flexor “Black Diamonds” (EC Records): il brano in questione è stato uno dei centri più clamorosi messi a segno in passato (nel 2002) dalla Forte, l’etichetta del compianto Christian Morgenstern. Costruzione ritmica attualissima ed una linea vocale marcatamente rock erano gli elementi principali dell’Original Mix che ritroviamo in questa nuovissima stampa su EC, la label di Michel De Hey, mai stanco di suonare il pezzo nei suoi set. E’ proprio il dj-producer olandese a firmarne un remix, in coppia con l’amico M.I.R.K.O., che ha la fragranza della deep house americana filtrata attraverso le visioni attuali della post-techno berlinese. Quasi incuneato nelle linee più luminose invece il restyling effettuato da Gregor Tresher, che attenua la parte vocale ad appannaggio di un intreccio labirintico di grooves e melodie pizzicate. Da riscoprire per chi c’era, da scoprire per chi c’è.

-Dos Mas “Mentiroso” (Frustrated Funk): un’incredibile storia alimenta da almeno un paio di mesi l’imminente uscita su Frustrated Funk. Si dice infatti che il duo spagnolo dei Dos Mas sia stato coinvolto in un reato commesso negli Stati Uniti e, per tale ragione, non abbia avuto il tempo necessario per completare il progetto. Fatto sta che “Mentiroso” è ormai sulla rampa di lancio, con tre tracce infernali di electro idraulica, brutale, spiazzante, squarciata da lampi sintetici e ritmi compulsivi. “Puertas Del Infierno” è pronta a fare da icona distintiva per i Dos Mas, punto di incontro e scambio tra le materie acquatiche dei Drexciya e i battiti animaleschi di Ra-X e MANASYt.

-Slepak “Spirits” (Elektrotribe): per la berlinese Elektrotribe il nuovo anno inizia con la musica di Oleg Slepak, già attivo con Shay Raban negli Animaltek su Wir e Treibstoff. La sua avventura da solista ci offre “Spirits”, brano in cui si rincorrono influenze jazz sui binari della minimal-techno più modaiola ma mai troppo noiosa. “Reggs” invece è sequenzato su una cassa anni novanta ed avvolto da suoni che ricordano vecchie cose progressive-techno inglesi apparse su Bush e Bellboy ravvivate da una vena percussive-afro. Incisivo quel che basta per lasciare il segno.

-Dirty Princess “Marine/Vigilan/Proceso” (Mad Dildo): tra gli acts spagnoli più oltraggiosi e spregiudicati, le Dirty Princess si ripresentano sulla sempre pazza Mad Dildo attraverso l’ormai canonico formato in picture-disc. “Marine” è una veloce quanto tagliente lama electro, che in alcuni punti ricorda i Fischerspooner di “#1” attraverso l’uso di linee di basso sintetiche ad imperare su tutto. Il remix, più pompato nel ritmo e convogliato dentro partiture di techno scintillante, è di David Carretta. Sul lato b troviamo “Proceso”, più spezzettato ed avvolto da ambientazioni dark (a primo ascolto potreste avere l’impressione di essere di fronte a Miss Kittin & The Hacker), e “Vigilan”, ritoccato dal Team Plastique, che gioca sul virtuosismo del bassline, allungato e plasmato come un elastico. Divertente, come tutte le apparizioni delle peperine Dirty Princess.

-Actor One/Herman Schwartz “Sampler” (International Deejay Gigolo): visibilmente rallentata rispetto ai ritmi produttivi di qualche anno fa, la label di Dj Hell presenta, in anteprima su vinile, due dei brani che faranno parte della tracklist dell’atteso undicesimo capitolo dell’imminente Gigolo Compilation (l’uscita, salvo posticipi dell’ultima ora, è fissata per il 23 febbraio). Actor One, con “Popcorn”, ripercorre la techno di Detroit nell’uso dei loops ravvivandola con scorci melodici che oggi decorano la corrente musicale neo-trance. “Back To Black” di Herman Schwarz, invece, è la rilettura del successo pop di Amy Winehouse, di cui conserva inalterata la scia triste e melanconica coadiuvata dal ritmo quaternario che il pubblico dei clubs esige. Apprezzabile ma in linea con ciò che oggi si sente un pò dappertutto, cosa che mi fa rimpiangere ancora la Gigolo dei (bei) tempi andati.

-Alif Tree “Clockwork” (Compost): a tre anni esatti da “French Cuisine” riecco Alif Tree col quarto album della sua sfavillante carriera (il secondo per la label di Michael Reinboth). Fervido difensore dei suoni acustici e di un pop che gronda jazz e bossa, Alif Tree continua a navigare in uno stile elegantissimo che, di tanto in tanto, sfiora un certo tipo di suono elettronico, lo stesso che Compost ha proposto più volte attraverso la vasta gamma di releases pubblicate in oltre un decennio. In “Clockwork” campeggia anche la voce di Tony Joe, leggenda del blues americano, per la splendida “Way Down South”. E poi tanto altro ancora che profuma di country, downbeat, funk, afro ed ethnic, ossia le fragranze tipiche di Compost. Esce il 6 febbraio.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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