Redshape ha fatto del mistero una componente essenziale del suo percorso artistico. Da sempre nascosto dietro una maschera rossa, ha creato un’enigmatica figura con cui rammenta quel che già accadeva a Detroit quasi vent’anni or sono con gli Underground Resistance o con i Drexciya, di cui per molto tempo non si è scoperto nulla al di fuori della loro produzione musicale. Redshape è un discepolo uscito da quella scuola, pronto a sostenere la tesi che per far parlare la musica non serve una bocca o un viso ma solo un paio di casse. Alla lista dei suoi EPs, disseminati in poco più di tre anni su labels come Styrax Leaves, Music Man e Present, ora si aggiunge l’album, “The Dance Paradox”, pubblicato dall’olandese Delsin. L’assoluta scarsità di notizie biografiche è ampiamente controbilanciata dalla qualità della sua musica che prima seduce ed accarezza e poi schiaccia con una forza dirompente. Il ritmo, ad esempio, è l’elemento che Redshape varia con più frequenza, alternandolo col fine di non inscatolare la sua Techno nel clichè dei canonici 4/4. “Man Out Of Time” è un esempio di ciò: un epico orchestrare su movimenti acustici. L’autore lascia pulsare le sue idee su un tappeto di rumori e percussioni liquefatte (“Rorschach’s Game”), rasenta le soluzioni contemplative (“Seduce Me”), dirige le materie in anfratti cavernosi (“Garage GT”). “The Dance Paradox” è un disco multiforme, che non si ripete mai come spesso accade negli album di Techno music, ricco di inventiva e di passione costruttiva per un genere che ben trascende l’uso del loop come unico elemento comunicativo. Su tutto, poi, è versato quello spirito enigmatico (avete individuato il titolo in copertina?) che da sempre stuzzica l’uomo nei confronti dell’ignoto.
-Crash Course In Science “Flying Turns” (From Jupiter): tra i pionieri del suono Industrial, i Crash Course In Science tornano attivi grazie alla francese From Jupiter. “Flying Turns”, tratto da “Signals From Pier Thirteen” edito nel 1981, è un prezioso documento che attesta come gran parte della musica che oggi si balla nei clubs europei derivi dalle intuizioni di visionari artisti poco apprezzati nel momento in cui esposero le proprie idee. E’ il caso dei Crash Course In Science, snobbati dal pubblico degli Ottanta ma decisamente avveniristici (la loro “Cardboard Lamb”, tratta peraltro dallo stesso 12″ citato poche righe fa, ispirò Andrea Doria per la mega hit “Bucci Bag”). Tre i remix con cui il brano nato quasi trent’anni fa pulsa di nuove vibrazioni. Terence Fixmer, che già nel 2007 volle il trio sulla sua Planete Rouge, ne ricava un missile Minimal Techno avvalorato da spaiati spunti Industrial che riportano ai bei tempi di “Electric Vision” o “Electrostatic” ma contestualizzati in modo differente. Vocals col pitch in caduta libera invece nella versione di Danton Eeprom, dal passo Tech House deciso ma un pò noioso, sebbene sia spezzato da percussioni che ne variano l’andatura. A cimentarsi anche gli stessi Crash Course In Science, celati dall’acronimo CCIS, autori di un flusso Techno ipnotico ed un pò retro, ben organizzato nell’effettistica e nella dinamica. In circolazione c’è anche un ricercatissimo album edito da Vinyl-on-demand che non dovreste assolutamente lasciarvi sfuggire se siete amanti del genere Minimal Synth Wave.
-AratkiLo “Gloomy Detail” (Technician Records): oscura ed enigmatica presenza che da qualche anno si aggira nei meandri underground francesi, AratkiLo è il prescelto per inaugurare la neonata label di DJ Technician (Bunker, Das Drehmoment, Clone, Monotone) che, a quanto pare, sarà esclusivamente destinata agli amatori più accaniti dell’Electro più suburbana. Il ritmo di “Dark Water” è segnato da uno snare distorto che fa da cornice ad un’ideale quadro astratto che richiama al suo interno la scena Gothic EBM dalle tematiche oscure. Le tenebre avvolgono anche “Doggystyle Check Up” in cui beats graffiati dai rumori avanzano ipnoticamente al fianco di samples vocali incomprensibili sminuzzati al loro interno. Con “Gloomy Detail” i 4/4 vengono spazzati via dalle sincopi, binari su cui corrono suoni tetri, spettrali e sinistri. Houting Electro? Probabilmente si. E’ con “Melted Cable Car” che si riescono a toccare le esperienze di Aphex Twin in cui il rumore si trasforma in musica e viceversa. Grovigli di apparente disordine metrico sono le linee guida di un disco piuttosto sperimentale, tipico del creativismo olandese a cui questa nuova etichetta di The Hague darà sicuramente manforte.
-Andy Blake “Terror International” (Dissident): dopo essersi cimentato come remixer per alcuni degli artisti approdati sulla sua Dissident, Andy Blake incide il primo 12″. “Terror International” è, come giustamente preannuncia il titolo, un brano che incute terrore con un lavoro di basso incessante, cavalcato su ricordi EBM ed Industrial, messo in moto dall’arpeggiatore che rimane sempre attivo, prevalicato solo da qualche filtro che ne attenua l’effetto. Il groove poi gioca la sua carta attraverso un banco suoni classico ma ben edificato. Semplicità devastante insomma per il boss della Dissident.
-Cloned In Vatican vs Semi-Functional “Incanto Sul Lago” (Disco Volante Recordings): ottava release per l’emergente label italiana orientata al frangente della Nu Disco che, negli ultimi mesi, si è guadagnata il rispetto di molti esponenti del settore. “Incanto Sul Lago”, nata dalla fruttuosa collaborazione tra il ‘padron di casa’ Cloned In Vatican e lo scozzese Semi-Functional ed inserita in anteprima in “Mysteria Vol.1” sulla brasiliana Mister Mistery, combina sapientemente ritmi House a referenze Funk e Cosmic. Rimandi a quel che fu il sound caratteristico di fine anni Settanta-inizio Ottanta sono più che frequenti in un brano che, pur non avendone espressamente necessità, viene remixato in due versioni. La prima è del bravo Sare Havlicek, influenzato dall’Italo Disco per quel che concerne la strutturazione melodica e il suo coordinamento col basso, la seconda è dell’altrettanto valido Rayko (‘mente’ della spagnola Rare Wiri) che cavalca un sound simile, seppur attraversato da romantiche citazioni New Wave snocciolate con garbo da una serie di planate di arpeggi ed accordi.
-Trancesetters “The Search” (Tronic): correva il 1995 quando Gaston Steenkist ed Alex Dijksterhuis incisero, per la propria Touché, “The Search”, ignorando del tutto le sue potenzialità commerciali. Sino a quel momento infatti i Trancesetters non avevano fatto altro che incuriosire solo i DJs più ricettivi alle novità che arrivavano dal frangente Techno. Invece “The Search” spiazza tutti con un sound personalizzato, in grado di macinare licenze in ogni angolo d’Europa (dall’Inghilterra alla Spagna, dalla Germania alla Danimarca, dall’Olanda all’Italia). Persino l’America cede alle lusinghe di un brano che marcia su un beat minimalista decorato da un hook vocale ipnotico ed una progressione di suoni che si aprono a ventaglio sino ad inglobare un sample di stampo Funk. Oggi la svedese Tronic lo recupera dagli annali del decennio scorso e lo dà in pasto al bravo Christian Smith che lo rimette a nuovo con un groove dal tiro moderno. La sua è Techno, incuneata in corridoi Deep, fermata da breaks ben effettati e fatta ripartire col giusto passo. Sul 12″ non manca l’intramontabile Original Mix, bella da riascoltare per chi la ricorda, da scoprire per chi non la conosceva ancora. The search goes on …
-=UHU= “Time Liquidias” (Transient Force): momento creativo particolarmente propizio per Gatis Pastars, tornato alla carica con una ricca serie di progetti. Ultimo di questi è la riapparizione sulla label di Miami diretta da Arnold Steiner, dopo l’ottimo album “Ultra Sound Melodies”. Allineato coscienziosamente all’Electro made in Detroit, il producer russo apre le danze con “Standing At The Gates Of Time Liquidias”, un pò più di un semplice intro atto ad anticipare all’ascoltatore il mondo sonoro in cui sta per essere introdotto. Melodie di cristallo ballano su un nervoso basso arpeggiato per poco più di due minuti. E’ con “Baji” che prendono vita i classici ritmi pullulanti di strumenti vintage (rimshot su tutti), a reggere la massicciata di Space Electro. “Water Tunnels Of Oceania ” invece è Techno subacquea pronta a riverberare i suoni che fecero dell’opera dei Drexciya la vera antesignana di un certo modo di intendere l’Electro music, sviluppata anche in “Enter Water Subway” dove il tema acquatico torna ad essere trattato su misure in 4/4 e taglienti melodie che tanto ricordano i vecchi dischi dei Der Zyklus. Infine “New Wave”, che non presenta alcun contatto con l’omonimo stile nato nei primi anni Ottanta: la ‘nuova onda’ di Pastars si eleva dal mare electroide che qualcuno, dall’altra parte dell’Atlantico, ha creato fondendo George Clinton e i Kraftwerk.
-Massimiliano Pagliara “Sensation 9” (Rush Hour Recordings): per il leccese trapiantato a Berlino, di cui abbiamo già parlato evidenziandone le sue indubbie capacità produttive, si prospetta un futuro decisamente roseo. Dopo l’esordio sulla Balihu di Daniel Wang le apparizioni su Live At Robert Johnson, Eskimo e Meakusma, arriva su Rush Hour, tra le labels europee mai cadute nella trappola dell’essere trendy a tutti i costi sacrificando la propria identità. “Sensation 9” è un pezzo che cattura all’istante grazie al suo fluttuare contemporaneo tra Acid House e Cosmic Trance: Pagliara effettua una fusione intelligente che stupisce e che potrebbe aprire ulteriori nuove combinazioni stilistiche dal peso decisivo da sviluppare nei mesi a venire. Tra gli elementi principali del brano, i cambiamenti di tonalità a cui il producer pugliese ha già fatto ricorso nelle sue precedenti pubblicazioni. Nel remix realizzato da Marco & Orpheo il ritmo viene punteggiato da un bassline sintetico che tanto ricorda “I Feel Love” di Donna Summer dondolato in culle Deep House dai pads lunghi e romantici. La Dub deriva dalle stesse materie, ma con la sezione Deep ridotta all’osso sostituita da melodie acuminate come spine di piante grasse.
-Tama Sumo “Panorama Bar 02” (Ostgut Tonträger): quando ho visto la copertina pensavo si trattasse di Tracey Thorn degli Everything But The Girl: protagonista del mix-cd in questione è invece Kerstin Egert alias Tama Sumo, tra le DJs donne meno popolari (e meno avvenenti) in Europa, ma non per questo non meritevole di attenzione. Anzi. Il suo capitolo scritto per il Panorama Bar (il primo era curato da Cassy) tiene fede a quanto la tedesca ha dichiarato recentemente, ovvero di quanto sia importante creare un flusso emozionale per coinvolgere chi ascolta ma soprattutto sè stessi. L’avvicendarsi dei brani che ha scelto per il mix scatenano un gorgo di sensazioni positive, supportate da buoni grooves di matrice Detroit ed avvolgenti atmosfere Deep. Si viaggia con John Daly, Nina Kraviz, Newworldaquarium, Marcus Mixx e con una particolare predilezione per la House che guarda al passato. Tante anche le tracce esclusive, tra cui Shed, Basic Soul Unit, Steffi, Lerosa e la stessa Sumo in compagnia di Prosumer con “Alien Mutts”, che strizza l’occhio all’Acid House di vent’anni fa.
Electric greetz