Gary Flanagan – Europe (Flying Saucer)

Ci sono artisti, sparsi per il mondo, che andrebbero valorizzati ma che poi, per una serie di motivazioni e casualità, sono destinati a restare all’ombra dell’underground più scuro, sotterraneo e quasi impenetrabile. E’ il caso di Gabe Catanzaro, Macondo, Ganymede, Baxendale e, per l’appunto, Gary Flanagan, scarsamente considerati dalle labels indipendenti, soprattutto quelle europee, che al momento badano a mantenere integro il loro profilo pensando più ai DJs e alle loro esigenze, piuttosto che ai cultori o semplici amanti della musica. E questo non è sicuramente un vantaggio, visto che nel mondo non esistono solo i DJs e i clubs. Flanagan è uno di quei producers che compongono musica per il piacere di farlo, senza ambizioni legate al fine economico ma per soddisfare l’impulso irrefrenabile di maneggiare tastiere, sintetizzatori (analogici) e rhythm box. E microfono, visto che il 90% dei suoi brani sono cantati. “Europe” segue le orme dei predecessori (“Dressed In Black”, “Future Fashion”, “Damariscotta”, “Golden Days Of Analogue”) e fa del suo autore il potenziale leader incontrastato della neo New Wave, che rivive a circa trent’anni dal suo esordio. Flanagan torna a sorprendere per e con l’originalità spiccata della sua musica, creata sul ricordo di tempi e bands storiche (Human League, Depeche Mode, Blondie, Yellow Magic Orchestra, Gary Numan, Duran Duran, New Order, Heaven 17, Visage, Talking Heads, ABBA, giusto per citarne alcune). Sarebbe sbagliato pensare però al musicista come un replicante pedestre delle avanguardie anni Settanta-Ottanta: brani come “The Loner” o “Computer Control” rivelano ben più di qualche sbiadito ricordo alla Orchestral Manoeuvres In The Dark o alla Cabaret Voltaire. Dentro ci sono i synths, i suoni, le ambientazioni, i passaggi cromatici dei tempi in cui il mondo del Rock iniziò ad essere invaso dai sintetizzatori e, quindi, un concetto che esula la fredda ed inconsistente copia-clone. Con “Toujours La Meme” sembra di scorgere i Telex, con “The Man Who Came To Stay” si ricostruisce la figura iconica dei Tuxedomoon, “Train Station” trae ispirazione dal rumore della strada ferrata, rispolverando emozioni di kraftwerkiana memoria (“Autobahn”, “Trans Europa Express”, “Taschenrechner”). Non certamente a caso, “I’m Afraid Of Everybody” e “Nervous” tendono esattamente a riconnettersi nei tessuti sonori tipici del Krautrock tedesco di fine anni Settanta, con cascate di note pizzicate su un’ideale arpa elettronica. “Schauspieler”, teutonica non solo nel titolo, è la cassa di risonanza della New Wave germanica dei primi anni Ottanta (Neon, Grauzone, Der Plan, Za Za, Pyrolator, No More), col suono di ruvidi bassi analogici che regnano sovrani in mezzo ai beats che diedero l’imput per lo sviluppo della Techno. Transitando per l’Electro Disco di “Centre-Ville” (una sorta di Trans-X) e tre interludi, Flanagan tira il sipario in modo plateale, con “Fog”, raggelando gli animi sinora riscaldati con brani-canzoni, attraverso un’ouverture melanconica degna di essere paragonata alle inquietanti soundtracks di science-fiction. Cercatelo se desiderate celebrare la musica elettronica con un disco spassionatamente vero.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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